Qualcuno dice: «Sono malato, lo vedete bene».
E in effetti si vede che è malato, ma ad essere colpita è solo una parte del suo corpo.
Se egli non smette di insistere sulla sua malattia, è come se si identificasse con la parte malata e le desse la possibilità di occupare la totalità del terreno, non solo sul piano fisico ma anche sul piano psichico.
Chi è gravemente malato deve dire a se stesso: ‘Il mio corpo è malato, è vero, ma io, figlio di Dio, scintilla divina, non posso essere malato’.
E questa convinzione lo pone al di sopra della malattia: egli non si identifica con il proprio corpo ma con il proprio spirito, che vive nella luce e nell’eternità.
Decidendo di applicare la legge della preminenza dello spirito, costui dapprima produrrà dei cambiamenti nella regione del pensiero.
Questi cambiamenti influenzeranno poi la regione del sentimento, della sensazione, e questi finiranno per concretizzarsi nel piano fisico, portando miglioramenti e a volte anche la guarigione.
(Omraam Mikhael Aivanhov)
Il dolore è una ‘Esperienza Sensoriale ed Emozionale’ e il Campanello d’Allarme di un Disturbo che può Essere Sanato Comprendendone le Radici Nascoste.Entrare in sintonia con l’armonia, cioè far sì che il nostro pensiero sia in fluida connessione con la vita del cosmo e con il suo equilibrio è fonte e origine di guarigione.
Secondo Aivanhov (esoterista e pedagogo bulgaro inserito nella tradizione spiritualista giudaico-cristiana e universalista della ‘Scuola bulgara’ di Peter Deunov) la malattia porta con se il significato di un disordine, di un uso mal orientato dell’energia vitale al fine di nutrire pensieri, emozioni, sentimenti e comportamenti negativi. Ma questo non è un concetto nuovo, bensì attraversa nel tempo e nello spazio tutte le culture più antiche che, tra l’altro, associavano sempre la salute fisica ad un equilibrio interiore legato ad una evoluzione spirituale. In queste culture la figura del ‘guaritore’ era unita indissolubilmente a quella del ‘sacerdote’… lo ‘sciamano’!
Il dolore è ‘solo’ il mezzo con cui l’organismo segnala, mette in luce un danno tessutale presente nell’organismo. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il dolore ‘è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno’.
Ma il dolore non può essere descritto veramente come un fenomeno sensoriale, ma piuttosto deve essere visto come l’insieme di:
▪ una parte percettiva, che permette la ricezione e il trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo
▪ una parte esperienziale (quindi del tutto personale, la vera e propria esperienza del dolore) che è lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole.
Il dolore è fisiologico, un sintomo vitale/esistenziale, un sistema di difesa quando rappresenta un segnale d’allarme per una lesione, essenziale per evitare che si verifichi un danno tissutale. Diventa, invece, patologico quando si auto sostiene, perdendo il significato iniziale e diventando a sua volta una malattia (Sindrome Dolorosa).
Ma il dolore è parte di un processo più ampio e profondo. Vediamolo…
L’infiammazione (o flogosi) è un meccanismo innato e aspecifico di difesa, e costituisce una risposta protettiva che segue l’azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici. L’obiettivo finale dell’infiammazione è l’eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tissutale, nonché avviare il processo di riparazione. I fenomeni elementari, che costituiscono la risposta infiammatoria, comprendono vasodilatazione e aumento di permeabilità, che portano al passaggio di liquidi dai vasi sanguigni al tessuto leso (edema) e infiltrazione dei leucociti nella zona lesa. Dunque, l’infiammazione serve a distruggere, diluire e confinare l’agente lesivo e, al tempo stesso mette in moto una serie di meccanismi che favoriscono la riparazione o la sostituzione del tessuto danneggiato.
Da un punto di vista ‘clinico’, i segni cardine dell’infiammazione sono: arrossamento legato alla iperemia attiva, calore causato dall’aumento della temperatura della parte infiammata dovuto all’aumentata vascolarizzazione, tumefazione/gonfiore determinato dalla formazione dell’essudato, dolore/indolenzimento provocato dalla compressione e dall’intensa stimolazione delle terminazioni sensitive ad opera dell’agente infiammatorio e dei componenti dell’essudato, alterazione funzionale cioè compromissione funzionale della zona colpita…
L’infiammazione (o risposta flogistica) era già conosciuta da Ippocrate e ben nota a Celso e Galeno che ne descrivono i fenomeni clinici (rubor, calor, tumor, dolor e functio laesa, aggiunta da Galeno).
Tuttavia, solo nel corso del XIX secolo sono state individuate le cellule attive nella risposta infiammatoria: i leucociti… alla base dei fenomeni clinici già noti a Ippocrate. Quindi, l’infiammazione (o flogosi) è una parte clinicamente importante della risposta omeostatica del nostro organismo a un danno; infatti, i meccanismi attivati dall’infiammazione tendono a neutralizzare ed eliminare lo stimolo dannoso e a riparare la funzione e la struttura dei tessuti danneggiati.
Il benessere, il consumismo e un’alimentazione geneticamente modificata ci hanno portato a una condizione fisica oramai riscontrabile nella maggior parte delle persone: uno stato infiammatorio latente, per non dire cronico, e un’acidosi dei liquidi corporei che porta a un accumulo di scorie metaboliche.
Ma torniamo al dolore in sé. Il dolore si presenta in 3 modalità… come energia, come percezione e infine come manifestazione fisica.
Il dolore altro non è che il manifestarsi di un nostro stato emotivo all’esterno e la zona dove il dolore si palesa è strettamente connessa allo stato emotivo corrispondente.
In questo modo, l’organismo ci mostra già un elemento per aiutarci a inquadrare il ‘disagio’ e a ‘sanarlo’.