‘Non vi è malato la cui guarigione non sia ostacolata anche da una intima tensione o contrazione. Del pari, non vi è guarigione che non sia agevolata dal risolversi di tali nodi. Proprio nella misura in cui tensioni siffatte sono connesse con la paura di un Io preoccupato o protervo, esse si sciolgono quando l’uomo apprende l’arte di mettere da parte l’Io e di affidarsi a quelle forze più profonde alle quali l’Hara certamente lo apre’.
(Karlfried Von Durkheim)
Hara è un termine giapponese che significa ‘pancia’, ma per i giapponesi l’hara assume un significato più ampio. Con questo termine si intende il centro della forza fisica e spirituale. Secondo la concezione giapponese il ventre è il centro dell’uomo per antonomasia. Il contegno dell’uomo, il suo modo di rilassarsi e di respirare, come anche l’autocontrollo e lo stato di salute, è tutto originato dall’hara, il centro del ‘retto agire’. Nella filosofia dell’hara, condotta, tensione/rilassamento e Respirazione sono i tre aspetti preposti a determinare un insieme armonico che si manifesta poi come nel movimento del corpo così nell’equilibrio spirituale. Una ‘filosofia’ che poggia su solide basi scientifiche, ‘basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. E non a caso le cellule dell’intestino producono il 95% della serotonina, il neuro- trasmettitore del benessere. L’intestino rilascia serotonina in seguito a stimoli esterni, come immissione di cibo, ma anche suoni o colori. E a input interni: emozioni e abitudini. Insomma questo neuro-trasmettitore è come un direttore d’orchestra, che manovra le leve del movimento intestinale. Studi su cavie geneticamente modificate, ma anche in vitro, hanno dimostrato l’esistenza di un asse pancia-testa. La quantità di messaggi che il cervello addominale invia a quello centrale è pari al 90% dello scambio totale. Per la maggior parte si tratta di messaggi inconsci, che percepiamo solo quando diventano segnali di allarme e scatenano reazioni di malessere. Quanti hanno sperimentato la sensazione delle ‘farfalle nello stomaco’ durante una conversazione stressante o un esame? E’ solo un esempio delle emozioni della pancia, come nausea, paura, ma anche dolore e angoscia. Il sistema nervoso enterico comunica con quello centrale. E quando l’intestino soffre -ad esempio per la sindrome del colon irritabile- la persona ne risente anche a livello psichico. Dunque stress e ansia pesano sull’intestino e ne alterano il funzionamento. Ma è vero anche il contrario: dieta e disordini intestinali sono collegati a variazioni dell’umore’ (Michael D. Gershon, esperto di anatomia e biologia cellulare della Columbia University).
Insomma, nella ‘pancia’ c’è un cervello che assimila e digerisce non solo il cibo, ma anche informazione ed emozioni che arrivano dall’esterno. E questo ‘secondo cervello’ (l’intestino) copre una vasta area, 200-250 metri quadri, ed è abitato da 10.000 miliardi di cellule batteriche. Il ‘mal di pancia’ è un dolore molto comune e interessa una vasta area del nostro corpo. Raramente il dolore è diffuso, piuttosto è concentrato in una specifica zona della pancia che corrisponde a determinati organi e correlati disturbi.
La pancia è anche la sede delle emozioni più antiche, dove molti nostri traumi risiedono, e quindi va considerato anche l’aspetto psico-somatico del dolore. Quando diciamo ‘Ho mal di pancia!’ intendiamo sia un disagio fisico sia qualcosa che non sopportiamo. Un approccio olistico, integrale considera quindi sia un lavoro interiore volto a migliorarsi, al superamento di meccanismi e abitudini limitanti, alla riarmonizzazione delle proprie energie sia un lavoro esterno che mira a riequilibrare la propria alimentazione, rafforzare la flora intestinale, eliminare possibili intolleranze ed eventualmente effettuare un digiuno, un lavaggio del colon, una pulizia epatobiliare e consultare il proprio terapeuta di fiducia per individuare e lavorare precisamente sul proprio obiettivo.
Per approfondire il collegamento disturbo-mente, ecco di seguito alcuni comuni disturbi addominali con il relativo breve significato tratto dal libro Metamedicina-Ogni sintomo è un messaggio-La guarigione a portata di mano di Claudia Rainville.
Stipsi– ‘E’ collegata al fatto di trattenersi… posticipando il fatto di dare ascolto a qualcuno, per paura di disturbare, per paura di non piacere a qualcuno (‘Gli dispiacerà’, ‘Si arrabbierà’, ‘Si chiuderà’/’Mi criticherà,’ ‘Mi rimproverà’, ‘Mi lascerà’ etc.). I soggetti che soffrono di stitichezza sono chiusi, controllati, molto formali, avari e gelosi di ciò che posseggono; offrono sempre un’immagine ‘pulita’ caratterizzata da grandi ideali e particolare rettitudine.
Diarrea– ‘E’ associata a un rifiuto troppo rapido: può trattarsi di un’idea nuova o di una nuova situazione in cui ci sentiamo prigionieri oppure svantaggiati rispetto ad altri; può essere che rifiutiamo noi stessi perché siamo diversi o perché ci sminuiamo, o può trattarsi del rifiuto della nostra posizione in famiglia (la primogenita che deve dare l’esempio o occuparsi dei più giovani, il figlio di mezzo che cerca un ruolo tutto suo, l’ultimogenito che deve usare i vestiti dei fratelli più grandi, essere una femmina quando il meglio è riservato ai maschi). infine può trattarsi del rifiuto di un doloroso ricordo che scena la diarrea ogni volta che entriamo in risonanza con esso’.
Colite– ‘Affligge i bambini che hanno paura della reazione di uno dei genitori. Non vi è nulla che temano maggiormente del perdere l’amore dei genitori, sicché vivono nell’angoscia di fare la cosa sbagliata o di non fare le cose abbastanza bene. Nell’adulto questa colite può evolvere in colite ulcerosa o in reticoliate emorragica. Qui il genitore può essere sostituito, per esempio, dal datore di lavoro, dalla clientela o dal pubblico (nel caso di un’attore o di un cantante)’.
Coliche– ‘Le coliche sono dolori di intensità progressiva causati da contrazioni. Sono il risultato di stress e tensioni. Una persona che impone a se stessa tensioni eccessive in ciò che fa, spesso soffre di coliche: (bambini) i figli di madri ansiose, da piccolissimi spesso hanno le coliche perché il nervosismo viene percepito dal neonato che si sente insicuro’.
Meteorismo– ‘Spesso sono segno che sto aggrappandomi a qualcuno o a una situazione che non è più benefica per me, ma che rappresenta la mia sicurezza affettiva o materiale. I gas possono anche essere il risultato delle paure’.
Parassiti intestinali– ‘I parassiti intestinali (tenia, ossiuri, ameba etc.) provengono spesso dall’impressione che qualcuno si è approfittato di noi o ci ha insozzati, che ci ha invasi, e noi ne siamo la vittima. Possono anche essere dei “ricordi di viaggio”: abbiamo potuto aver paura di contrarli, oppure esserci sentiti colpevoli perché andavamo in vacanza. I vermi nei bambini sono legati ad emozioni riguardanti qualcosa che considerano sporco’.
Conoscere tutto ciò permette di mettere meglio a fuoco quello che stiamo vivendo, di assumere i giusti rimedi e, quindi, di Rettificare il nostro ‘terreno’ e di avviarci verso l’armonia e l’equilibrio in noi.